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Il velo di Maya
Compagnia Sineddoche
Il progetto
Il progetto nasce dall’esigenza di raccontare la storia di una donna che, trasgredendo le regole della comunità a cui ha deciso di appartenere, compie una piccola rivoluzione all’interno di quella stessa comunità, diventando però un esempio anche per chi non fa parte del suo mondo. Ci siamo chiesti, nell’approcciarci alla scrittura de “Il velo di Maya”, cosa succederebbe se una suora si trovasse a dire messa al posto di un prete, e come reagirebbe la comunità (e lo stesso ambiente ecclesiastico) a una cosa che, ancora oggi, viene raramente (o quasi mai) messa in discussione. Abbiamo scoperto che, le volte in cui è stata posta la domanda se le donne di chiesa potranno mai iniziare a dire messa, a pronunciare la parola di Dio, la risposta è sempre stata: “Gesù ha scelto solo discepoli uomini”. Il cattolicesimo ancora oggi influenza pesantemente la nostra etica, nel bene e nel male, e perciò non possiamo evitare di confrontarci con la stasi nelle norme all’interno della chiesa nonostante le grandissime trasformazioni che stanno avvenendo in questi ultimi anni. Abbiamo ragionato sulla possibilità di far interagire la protagonista con una influencer, non solo per creare un collegamento con la contemporaneità, ma anche per permettere di mostrare come gli esempi virtuosi, in ogni campo, possano “influenzare” le scelte di personaggi che appartengono a mondi diversi. Così l’influencer, portando al grande pubblico (quello del web) la storia di una suora che si fa carico di pronunciare lei stessa la parola di Dio (senza dover fare sempre e solo “l’assistente” di un prete o di un diacono), inizia un percorso di consapevolezza su se stessa che la porterà a capire che tipo di influencer vuole essere, cioè dove indirizzare i suoi articoli/racconti, iniziando a parlare di storie di piccole rivoluzioni femminili che fanno cadere “Il Velo di Maya” che copre gli occhi di chi ancora nega le trasformazioni in atto nel XXI secolo. Poi, abbiamo sentito la necessità di costruire due personaggi maschili, appartenenti al mondo ecclesiastico, che avessero due visioni diverse rispetto all’operato della suora. Così abbiamo il prete, la prima persona che le ha chiesto di salire sull’altare e parlare lei ai fedeli, che quindi rappresenta la parte progressista di quel mondo, che però è pur sempre ancorato a delle convinzioni arcaiche, convinzioni così forti che portano il prete del paese ad avere una crisi di fede. Al contrario, l’altro personaggio (un consigliere della segreteria per la comunicazione della Santa sede), è un esponente della parte conservatrice del clero, che arriva all’interno della comunità a rimettere le cose a posto, a ristabilire l’ordine costituito. Ma, ciò che si troverà anche lui a fronteggiare, è una rivoluzione che non può essere placata con i mezzi con cui è solito placare tutte le novità che si affacciano alle porte della chiesa.
Tra i riferimenti che possiamo citare: The Handmaid’s Tale.
L’intento de “Il velo di Maya”, quindi, è lo stesso esplicitato dalla ragazza alla suora. La costruzione del testo è tutta mirata all’esigenza di proporre un’altra visione del mondo, di evidenziare alcune criticità che ancora oggi costituiscono un limite alla parità di genere, evidenziare come ci sia bisogno di persone che compiano piccoli passi verso la liberazione dai preconcetti ormai radicati in noi, soprattutto quando si parla di Dio.
La scrittura, nonostante ricerchi un naturalismo tout court (dato dalla necessità di “entrare” in un mondo, quello ecclesiastico, che nell’era di internet sta diventando sempre più slegato dalla quotidianità), propone comunque una visione laica, della questione, lasciando però ai personaggi momenti di diretto contatto con Dio (con manifestazioni chiare durante le “crisi di fede” dei personaggi), che permette di evidenziare la forte spiritualità che guida i protagonisti, spiritualità che però a volte viene messa in discussione dall’etica personale e interna di ognuno di loro.
Per concludere, l’idea di messa in scena è strettamente collegata al tema centrale dell’opera e alla sua struttura classica, scelta per far arrivare ad un pubblico ampio, quindi anche non avvezzo al teatro, i messaggi e i valori del racconto.
Note di regia
Nel percorso di scoperta del cuore linguistico e tematico di Sineddoche Teatro, gli autori e i registi de “Il velo di Maya” non hanno potuto fare a meno di affrontare uno dei più grandi conflitti nati all'interno dell'enorme e variegato sistema culturale cattolico/cristiano, ovvero, lo scontro che c'è tra l'io spirituale dell'individuo e il noi dogmatico della chiesa cattolica.
Da qui la volontà di mettere in scena la storia di una suora che per motivi particolari si trova a ricoprire più volte il ruolo di un sacerdote.
Mettere in crisi il dogma cattolico per cui solo un uomo può rappresentare Cristo durante la funzione eucaristica, ha portato alla luce dinamiche personali e sociali alle quali è difficile sottrarsi. Siamo abituati ad accettare, e non mettere in discussione, abitudini consolidate da secoli, senza più conoscere il motivo che ha portato a stabilire determinate norme. Ciò che vogliamo fare con questo spettacolo è proporre un’altra visione del mondo evidenziando alcune criticità che ancora oggi costituiscono un limite alla parità di genere, evidenziare come ci sia bisogno di persone che compiano piccoli passi verso la liberazione dai preconcetti ormai radicati in noi, soprattutto quando si parla di Dio. Seguendo le vicissitudini di Suor Benedetta il pubblico farà un percorso di scoperta proprio di quelle dinamiche, private e sociali, che possono bloccare il libero pensiero e quindi la crescita individuale.
La compagnia
L'associazione di promozione sociale Sineddoche Teatro nasce nell'ottobre del 2017 e si occupa di produzione e formazione teatrale.
La compagnia basa la sua ricerca artistica sulla commistione di diverse discipline teatrali, per dare all'attore piena libertà espressiva, creando una sinergia tra diversi modi di vivere la scena.
Gli attori fondatori sono Salvatore Valentino e Francesca Imperadori.
Crediti
Autori: Francesca Imperadori, Salvatore Valentino
Regista: Salvatore Valentino
Attori: Martina Lovece, Paola Maria Cacace, Gaetano Franzese, Salvatore Valentino
Consulenti alla drammaturgia: Ciro Ciancio, Chiara Arrigoni
Costumi: Linda Celli
Tecnico: Salvatore Valentino
Organizzatrice: Francesca Imperadori